Per il suo radicamento nella vita di tutti, la sete possiede una enorme valenza spirituale e diventa simbolo dell’anelito dell’uomo

di monsignor Paolo MARTINELLI
Vescovo ausiliare

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La sete, come la fame, è un bisogno costitutivo dell’uomo e di ogni vivente. Per questo «dar da bere agli assetati» è un’opera di misericordia corporale che si attesta con tutta evidenza a partire dalla esperienza elementare di ogni persona.

Senz’acqua non si vive. L’accesso all’acqua è «è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani» (cfr Enciclica Laudato si’, 30). La sua negazione è un segno gravissimo di inequità sociale. Mentre dare anche un solo bicchiere d’acqua non sarà privo di ricompensa (cfr Mt 10,42). La sete, proprio per il suo radicamento nella vita di tutti, possiede anche una valenza spirituale enorme. Il “bisogno” della sete ci trasporta in tal modo nell’orizzonte del “desiderio”.

Le Sacre Scritture lo sanno bene. La sete diviene simbolo dell’anelito dell’uomo. Il popolo di Israele sperimenta la sete e Mosè fa scaturire dalla roccia acqua viva (Dt 8,15); Cristo stesso, poi, si fa mendicante sui percorsi dell’umano, arrivando a chiedere lui stesso da bere alla donna samaritana, quando, stanco, si ferma al pozzo di Giacobbe (cfr Gv 4). Proprio a questo pozzo si intrecciano la sete come bisogno e la sete come desiderio, per la quale Gesù stesso dice: «Chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,13). Qui trova tutto il suo vigore anche l’immagine della cerva che anela all’acqua (cfr Sal 41) come figura del “cuore inquieto”, di cui ci parla Sant’Agostino.

Ma Colui che è sorgente di acqua viva, per poter effondere su di noi il fiume della grazia, ha preso su di sé tutta la nostra aridità e arsura, fino a gridare dall’alto della croce: «Ho sete» (Gv 19,28). Esclamazione in cui tutto il grido dell’umanità è rappresentato, come anche il desiderio di Dio per ogni uomo e ogni donna. Gesù ha sete della nostra sete. Cristo si è fatto assetato per essere fonte d’acqua viva. Così noi, dissetati alle sorgenti della grazia, impariamo a essere misericordiosi, dando da bere agli assetati, nel corpo e nello spirito.