Quasi 20 mila pellegrini hanno varcato la Porta santa della Basilica, istante vissuto con fede e raccoglimento
di don Biagio PIZZI
Arciprete di Sant’Ambrogio
Papa Montini, nel maggio del 1973, due anni prima di dare inizio al Giubileo del 1975, si chiedeva: «Una simile tradizione merita di essere mantenuta nel nostro tempo, tanto diverso dai tempi passati?».
Ebbene, il numero dei pellegrini che hanno varcato la Porta Santa della Basilica di Sant’Ambrogio sembra smentire la cauta perplessità espressa da Paolo VI. Infatti, al mese di maggio, quasi 20 mila sono i pellegrini che ufficialmente hanno varcato la Porta Santa, provenienti da parrocchie e da altri gruppi organizzati: valutando inoltre l’accesso dei tanti fedeli o piccoli gruppi che visitano la Basilica in modo informale, il numero è certamente destinato a salire.
L’atrio di Ansperto favorisce il raccoglimento, prima dell’attraversamento della Porta santa, che viene vissuto con fede e semplicità. Molti pellegrini, prima dell’ingresso, sostano un istante sulla soglia e toccano i millenari stipiti della Porta santa, testimone silenzioso e accogliente di un mondo di mani tese, mani che compiono il segno della croce, mani di anziani coniugi che si stringono ancora e si sorreggono, piccole mani di bambini ben strette nelle mani più grandi dei genitori. Ma anche e soprattutto mani segnate dal male, dalla disperazione, dalla solitudine, dall’emarginazione.
Don Primo Mazzolari, in occasione dell’Anno santo del 1950, scriveva: «La morte di Gesù è una storia di mani. Una storia di povere mani che denudano, inchiodano, giocano ai dadi, spaccano il cuore. Il Signore lo sa, lo vede. Prima di giudicare, però, pensiamoci. Ci son dentro anche le nostre mani. Mani che contano volentieri il denaro; mani che legano le mani agli umili; mani che applaudono la prepotenza dei violenti; mani che spogliano i poveri; mani che invano cercano di lavare la propria viltà; mani che scrivono contro la verità; mani che trapassano i cuori. La morte del Signore è opera di queste mani che ne continuano nei secoli l’agonia e la passione…».
Senza alcun dubbio l’intelligenza spirituale e pastorale di papa Francesco ha saputo individuare nell’esperienza della Misericordia, nella necessità della Misericordia che tutti ci riguarda, una parola-chiave, un codice che apre il cuore di tantissimi fedeli, che tornano a riconoscere la porta della chiesa come la porta di una casa accogliente, dove davvero si vive la misericordia.