Precise indicazioni spirituali e pastorali per ottenere «l’indulgenza plenaria piena». Grandi novità per i carcerati come per la remissione del peccato di aborto affidata a tutti i sacerdoti. Per tutti i fedeli l’impegno a un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, «unito al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia»
di Maria Michela NICOLAIS
La cella come Porta Santa, perché il Giubileo è da sempre una «grande amnistia». Le cicatrici delle donne che hanno abortito come opportunità per rinascere, perché «il perdono di Dio a chiunque è pentito non può esser negato». Sono le novità più eclatanti contenute nella lettera inviata da Papa Francesco, a tre mesi dall’inizio del Giubileo Straordinario della Misericordia, a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. «Indulgenza plenaria piena» anche per chi compie le opere di misericordia corporali e spirituali e per quanti «si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione» presso i lefebvriani, in attesa della «piena comunione», perché «questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno». Neanche i defunti – che possono ottenere l’indulgenza grazie alle nostre preghiere – gli anziani, gli ammalati, le persone sole. L’auspicio di Francesco: il Giubileo diventi «esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza».
Indulgenza è tenerezza
«Desidero che l’indulgenza giubilare – scrive il Papa nella lettera – giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso». «Per vivere e ottenere l’indulgenza», basta compiere «un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, oltre che nei Santuari dove si è aperta la Porta della Misericordia e nelle chiese che tradizionalmente sono identificate come Giubilari». Per Francesco, inoltre, «è importante che questo momento sia unito al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia».
Per carcerati «grande amnistia»
Gli ammalati, le persone anziane e sole, che non possono recarsi alla Porta Santa potranno «vivere la malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore» e ottenere l’indulgenza attraverso i media. Poi il pensiero del Papa va ai carcerati, «che sperimentano la limitazione della loro libertà»: «Il Giubileo – ricorda Francesco – ha sempre costituito l’opportunità di una grande amnistia, destinata a coinvolgere tante persone che, pur meritevoli di pena, hanno tuttavia preso coscienza dell’ingiustizia compiuta e desiderano sinceramente inserirsi di nuovo nella società portando il loro contributo onesto». L’iniziativa inedita del Papa, che in occasione del Giubileo ha anche convocato per la prima volta i detenuti in piazza san Pietro per una celebrazione a loro dedicata, è tutta racchiusa in queste parole: «Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre, possa questo gesto significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà».
Indulgenza «piena» anche per opere di misericordia
«Ho chiesto che la Chiesa riscopra in questo tempo giubilare la ricchezza contenuta nelle opere di misericordia corporale e spirituale», ricorda il Papa, sulla scorta della Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia: «Ogni volta che un fedele vivrà una o più di queste opere in prima persona otterrà l’indulgenza giubilare piena», dispone nella lettera pubblicata oggi, «frutto dell’evento stesso che viene celebrato e vissuto con fede, speranza e carità», puntualizza spiegando la modalità senza precedenti. L’indulgenza giubilare, infine, «può essere ottenuta anche per quanti sono defunti».
I preti possono assolvere dal «peccato di aborto»
«Ho deciso, nonostante qualsiasi cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l’Anno Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono». È la novità più clamorosa contenuta nella lettera odierna. «I sacerdoti si preparino a questo grande compito sapendo coniugare parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso, e indicare un percorso di conversione autentica per giungere a cogliere il vero e generoso perdono del Padre che tutto rinnova con la sua presenza», la consegna del Papa, secondo il quale «il dramma dell’aborto è vissuto da alcuni con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta. Molti altri, invece, pur vivendo questo momento come una sconfitta, ritengono di non avere altra strada da percorrere». «Penso, in modo particolare, a tutte le donne che hanno fatto ricorso all’aborto», scrive il Papa rivolgendosi direttamente all’universo femminile, ma non in astratto: «Conosco bene i condizionamenti che le hanno portate a questa decisione. So che è un dramma esistenziale e morale. Ho incontrato tante donne che portavano nel loro cuore la cicatrice per questa scelta sofferta e dolorosa. Ciò che è avvenuto è profondamente ingiusto; eppure, solo il comprenderlo nella sua verità può consentire di non perdere la speranza». «Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato, soprattutto quando con cuore sincero si accosta al Sacramento della Confessione per ottenere la riconciliazione con il Padre», spiega il Papa motivando la sua disposizione.
Indulgenza anche dai lefebvriani
«Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno». È la premessa con cui, nell’ultima parte della lettera sull’indulgenza giubilare, il Papa concede l’assoluzione dei peccati anche «a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X», in attesa della «piena comunione».