Nel primo anniversario della morte di don Raffaello, presso Santo Stefano a Milano prende corpo un’iniziativa nata dalla collaborazione tra l’associazione e la Pastorale dei migranti: a presiederlo sarà l’ecuadoregno Angel Lalangui. Don Vitali: «Gli stranieri non sono solo persone di cui prendersi cura, ma anche lavoratori attivi»

di Cristina CONTI

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Sabato 30 aprile, alla vigilia della festa dei lavoratori del Primo Maggio, sarà presentato ufficialmente il Circolo Acli dei lavoratori stranieri, che nascerà presso la parrocchia di Santo Stefano a Milano e sarà intitolato a don Raffaello Ciccone, a lungo responsabile della Pastorale diocesana del lavoro, incaricato arcivescovile per le Acli per un ventennio e ultimo vicario parrocchiale di Santo Stefano, prima della sua destinazione a sede temporanea dell’Archivio diocesano. «L’idea è nata dall’incontro delle Acli con la Pastorale dei migranti – spiega don Alberto Vitali, che è appunto responsabile della Pastorale dei migranti e dallo scorso settembre incaricato arcivescovile per le Acli milanesi -. L’obiettivo è quello di riscattare l’immagine dei migranti: non solo persone di cui prendersi cura, ma anche lavoratori attivi. Dalle ultime ricerche, anzi, è emerso che, a livello di welfare, questi lavoratori sono in attivo rispetto allo Stato».

Formazione a trecentosessanta gradi, forte relazione col mondo del lavoro, servizi offerti ai cittadini e percorsi di inserimento per gli stranieri: l’azione delle Acli offre un aiuto concreto ai lavoratori, e dunque anche agli immigrati. «Quando ho proposto loro questa idea sono stati subito entusiasti e l’hanno accolta con molto favore – aggiunge don Vitali -. La scelta di presentarlo ufficialmente il prossimo 30 aprile è dovuta al fatto che proprio quel giorno si ricorda l’anniversario della morte di don Ciccone».

Lasciare il proprio Paese alla ricerca di un lavoro, senza il supporto della famiglia e senza sapere a cosa si va incontro: questo il destino che accomuna molti stranieri che arrivano in Italia. Trovare accoglienza, incontrare persone pronte a dare consigli e a indirizzare nel modo giusto permette loro di inserirsi e di contribuire col loro lavoro allo sviluppo del nostro Paese. Come è successo ad Angel Lalangui, che sarà il presidente del nuovo Circolo Acli dedicato agli stranieri: «Sono arrivato in Italia dall’Ecuador perché lì c’erano poche opportunità di lavoro – racconta -. Sono stato accolto molto bene dalla Pastorale dei migranti e subito mi sono sentito a mio agio. Adesso lavoro per la parrocchia». Imparare la lingua, sapersi muovere nella burocrazia, capire a chi rivolgersi per trovare un lavoro in linea con le proprie competenze, avere assistenza fiscale e previdenziale: sono tante le necessità dei lavoratori stranieri, e a queste cercherà di rispondere il nuovo circolo. «Siamo appena nati, non so dove arriveremo – precisa Lalangui -. Facciamo un passo per volta. Spero di essere in grado di portare avanti questo compito e di essere d’aiuto agli altri».