Un pellegrinaggio davvero speciale: 26 chilometri a piedi, con partenza in piena notte, dal santuario di S. Martino di Valmadrera fino al santuario mariano di Imbersago: sei ore di cammino, guidati dal parroco don Adelio Brambilla e dal coadiutore, don Tommaso Nava
Oltre cento valmadreresi hanno salito in silenzio, sabato 18 giugno, i 343 scalini del santuario della Madonna del Bosco di Imbersago. Guidati dal loro parroco, don Adelio Brambilla e dal coadiutore, don Tommaso Nava, hanno vissuto il Giubileo parrocchiale, in modo davvero originale. Una quarantina dei presenti hanno infatti raggiunto il santuario caro al Papa Buono partendo in piena notte dal santuario di S. Martino, della loro città: sei ore di cammino a piedi, lungo l’Adda, sosta compresa per la colazione. Fedeli di ogni età, camminatori esperti accanto a persone più sedentarie, tutti insieme nell’inevitabile fraternità che nasce dal camminare fianco a fianco prima per 26 km, per le strade buie dei paesi e poi tra i boschi dell’Adda all’albeggiare del nuovo giorno.
A Olginate pausa per una riflessione dai testi del cardinal Martini con un chiaro invito alla conversione interiore, non è mancata la recita del rosario e anche un sano ristoro in località Toff a Brivio, grazie alla disponibilità di un esercizio commerciale, in tandem con alcuni volontari della parrocchia.
Alle 8 il gruppo è aumentato, raggiunto da una ventina di ciclisti partiti più tardi da Valmadrera e da altri fedeli giunti invece su quattro ruote.
Tutti insieme hanno salito la scala santa in un clima di profondo raccoglimento, entrando poi nel santuario accompagnati da salmi e canti.
Dopo il rito giubilare, momenti di riflessione, spazio per il sacramento della Riconciliazione e l’Eucarestia, tutta incentrata sull’urgenza della carità e dell’amore come scelta obbligata del cristiano. All’offertorio gesto di solidarietà dei fedeli: le offerte sono state destinate ad un’opera di misericordia, il progetto di housing sociale del Centro Farmaceutico missionario di Valmadrera. Quanto raccolto servirà ad integrare l’affitto di una famiglia numerosa ospitata in un appartamento gestito in collaborazione coi servizi sociali del Comune. «E’ la terza famiglia che ospitiamo – ha detto Dario Stefanoni, responsabile del Cfm – dato che il progetto si basa su un’accoglienza a tempo, d’emergenza. Non abbiamo la pretesa con questo solo appartamento di risolvere il problema casa, ma se non facessimo almeno questo gesto, seppur limitato, non ci sentiremmo tranquilli».
L’intensa giornata, o meglio nottata, si è poi conclusa con un pranzo condiviso, scaldato da un sole decisamente estivo.