Il Cardinale ha presieduto in Duomo la Celebrazione eucaristica per il Giubileo dei Chierichetti della Diocesi. Un segno bello e importante vissuto tra momenti di preghiera, testimonianze, il passaggio della Porta Santa, la partecipazione all’Eucaristia e gesti di generosità e condivisione. Infine, anche l’annuncio che papa Francesco sarà tra noi il 25 marzo prossimo

di Annamaria BRACCINI

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«Ho saputo che venite anche da molto lontano e vedervi, qui, cosi numerosi mi fa molto contento». 
È un pomeriggio tinto di gioia, che rallegra persino il grigio che avvolge tutta Milano, quello che si vive all’interno della Cattedrale con il Giubileo dei Chierichetti promosso dal Mo.Chi. nella Celebrazione vigiliare del Sabato. 
Ma, oltre i tremila ragazzi che hanno oltrepassato la Porta Santa, è una gioia, appunto, anche per un evento attesissimo e finalmente annunciato: la Visita di Papa Francesco che sarà a Milano il prossimo 25 marzo. Lo dice il cardinale Scola alla fine della Celebrazione eucaristica che vede riuniti, per usare il termine corretto, i ministranti e le ministranti (tante e anche questo è un gran bel segno), cioè i chierichetti con le loro vesti e l’allegria sana dell’adolescenza e della prima gioventù. Quella contagiosa che è capace di divenire silenzio attento nell’ascolto della Liturgia e dell’Omelia dell’Arcivescovo, preceduta da un saluto – o, meglio, da una breve riflessione – , del rettore del Seminario, monsignor Michele Di Tolve. «È consolante vedere questi ragazzi e ragazze che servono il Signore e danno testimonianza di Gesù ai loro coetanei».
«Vi vedo attenti e questo mi fa piacere perché vuol dire che siete consapevoli del gesto che state compiendo. Noi siamo pietre vive: guardate questo stupendo Duomo che, con la nuova illuminazione, noi vediamo nel suo splendore, come prima generazione che lo può fare», dice l’Arcivescovo ai ragazzi che, giunti con gli educatori, i “Don” e i genitori, si affollano, anche seduti per terra, fino alle porte della Cattedrale. 
«Eppure – sottolinea ancora Scola  –,  questo tempio conosciuto in tutto il mondo è niente rispetto al tempio di pietre vive che noi siamo, lasciandoci riunire da Gesù che è venuto e viene in mezzo a noi». 
Punto primo, quindi, essere “pietre vive” e, poi, un secondo elemento: «La potenza dello Spirito Santo è e resta dentro la storia. Gesù è in noi, sopra di noi e con noi: è una compagnia bellissima il cui cuore è l’Eucaristia. Voi avete il grande privilegio di servire all’altare e di aiutare il sacerdote nel gesto più grande che possiamo compiere perché è partecipazione diretta alle grandi opere con cui Gesù redime e libera ogni donna e uomo nell’abbraccio della sua Misericordia». 
Insomma, «un compito importantissimo», spiega il Cardinale, citando un episodio del 1951, quando lui stesso era un ragazzino di Quinta elementare. «A Malgrate, nel mio paese venne in visita il beato Schuster e il sacerdote ci disse che avremmo dovuto essere in chiesa alle 3 del mattino. Quando arrivò il Cardinale si mise in ginocchio sull’altare e lì stette fermo due ore in preghiera. Io non ce la facevo più, ma vi assicuro che quella scena mi è rimasta in mente e vi sono ritornato poco prima di diventare prete, come segno della grandezza che noi cristiani diamo, nel partecipare al Mistero eucaristico di Gesù, potendolo servire. Questo è il modo più diretto per dirvi la bellezza del vostro compito». 
Non manca il riferimento al gesto di generosità con cui i Chierichetti hanno voluto raccogliere offerte, all’inizio e a conclusione del loro Giubileo, per i terremotati del Centro Italia. «Nel passare la Porta Santa, vi siete impegnati a condividere il bisogno degli altri, soprattutto di chi sopporta grandi prove. Ho accolto con grande gioia l’impegno a dare la vostra disponibilità. Così come sono certo che pregate per i ragazzi e ragazze che hanno dato la vita in alcuni punti di questo mondo». 
Pensa in particolare, l’Arcivescovo, alla tragedia, in Siria, di Aleppo e alla Nigeria. «Dobbiamo sempre pregare per e con loro. Ho visto a Erbil (un Campo profughi nel Kurdistan iracheno dove l’Arcivescovo si è recato l’anno scorso) 150.000 sfollati. Cristiani cacciati dalle loro case, gente come noi che ha dato tutto per salvare la propria fede. Tra loro tanti ragazzi e ragazze che vivevano a 50°, senza acqua. Ma se noi diamo noi stessi, anche rinunciando un poco a ciò che ci è necessario, allora il Giubileo prenderà tutto il suo vero sapore e usciremo da questo Duomo carichi di gioia»
Quasi rivolgendosi a ciascuno, scandisce: «Ragazze, ragazzi, siate vivi. Avete davanti l’avventura bella della vita, ma ciò che cambia il mondo è la tua persona, la nostra comunità, è la compagnia della Chiesa. L’Arcivescovo vi sta vicino, vi è grato per la bella testimonianza, vi accompagna, con i sacerdoti e i genitori, ed è come se vi abbracciasse a uno a uno». 
Un’amicizia, questa, ricambiato dai ragazzi – come osserva, a conclusione del Rito, don Pier Paolo Zannini, responsabile diocesano del Mo.Chi., che dà voce a tutto l’affetto reale dei Chierichetti, «perché vogliamo fare un’esperienza voluta e amata da Dio». 
Infine, appunto, l’annuncio da parte del Cardinale, della presenza a Milano di papa Francesco «Sono certo che nessun chierichetto mancherà alla grande Messa che sarà il cuore della visita tra noi del Papa. Sono poche le città italiane che hanno questo privilegio. Cominciate fin da ora ad invitare i vostri amici e i compagni di scuola. Non importa se vi prendono un po’ in giro. Avete preso una strada che vi porta a stare saldi al centro della vita e della comunità cristiana». 
Tema, questo del viaggio del Santo Padre, su cui l’Arcivescovo torna, a margine, con i giornalisti dopo una serie, che pare infinita, di selfies, foto e brevi dialoghi con i ragazzi e coloro che li accompagnano.     
«Essere tra noi è un grande dono che il Papa ci fa. Con il ritmo di vita che ha il Santo Padre è un gesto di predilezione per Milano di singolare efficacia. Adesso sta a noi prenderlo molto sul serio:  formuleremo bene il programma e ci prepareremo nelle parrocchie, cercando anche di dialogare con questa grande città, con questa realtà plurale, in modo che la presenza fisica del Santo Padre – perché il “faccia a faccia” è insostituibile -, sia un altro fattore di crescita per Milano. Questa è una cosa a cui teniamo molto. Non abbiamo tanto tempo, quindi dobbiamo metterci al lavoro subito». 
Dunque, visita di una giornata, fissata per il 25 marzo, in un sabato di Quaresima, nella Festa liturgica dell’Annunciazione, quando giungerà a termine la Visita pastorale “feriale” ai Decanati dell’intera Diocesi. «Anche il carcere sarà un luogo che il Papa visiterà. Non sappiamo ancora quale, la sede è da concordare con il Santo Padre e le Autorità civili. Potrà esserci inoltre un passaggio in un quartiere di periferia particolarmente provato. Ma ogni ragionamento ulteriore sul programma ora è prematuro».