Gia 23 mila le presenze registrate a Santa Maria del Monte, tra singoli, famiglie, parrocchie, oratori, religiosi, scuole, gruppi scout, alpini e associazioni. E c’è chi ha salito il Sacro Monte pure di notte
di monsignor Erminio VILLA
Parroco di Santa Maria del Monte
Se camminare è la nostra vocazione su questa terra, il Giubileo ci ha fatto prendere coscienza e ispira a tutti passi antichi o nuovi. Il gran movimento in atto lo conferma. Dall’inizio dell’Anno della Misericordia a fine maggio, attraverso la Porta Santa del Santuario di Santa Maria del Monte a Varese sono transitate circa 23 mila persone, appartenenti a 250 gruppi organizzati. Se ne sono già annunciati all’incirca un altro centinaio. Senza contare quanti arrivano qui in forma privata, oltre ai fedeli assidui alle messe festive…
D’altra parte il Sacro Monte di Varese fin dal 1600 è mèta di pellegrinaggi ininterrotti di singoli e famiglie, parrocchie e diocesi, associazioni e gruppi. Per molti il pellegrinaggio comincia percorrendo il viale del Rosario, per contemplare i misteri della vita di Gesù con gli occhi di Maria. Colei che, avendo creduto, è stata associata alla gloria del suo Figlio, insegna anche a noi a perseverare nella fede, facendo tesoro dei doni di grazia che sono i sacramenti, e ci invita a cercare le cose di lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio. Questa chiesa giubilare è una mèta affascinante, cui si accede non senza fatica, nelle forme possibili a ciascuno…
Santa Maria del Monte è la città sul monte, a circa 900 metri di altezza sopra Varese. Amanti della strada, qui sono arrivati per primi in massa gli scout, ma si sono succeduti anche gli alunni di vari istituti scolastici (dalle materne alle scuole superiori). Il mondo oratoriano si è già fatto presente in diverse occasioni: con gruppi di catechismo, chierichetti, atleti venuti ad accendere la fiaccola… Il maggiore assembramento è stato il raduno diocesano dei quattordicenni in maggio, appuntamento ormai fisso.
La casa di Maria Regina del Monte e il Monastero delle Romite sono poli di grande attrazione per religiosi/e consacrati (frati e suore di varie congregazioni, comunità monastiche, seminaristi teologi, gruppi di sacerdoti dei decanati della zona o classi di ordinazione). Accanto a chi viene a ringraziare, ci sono giovani che sostano per un discernimento vocazionale o in preparazione a passi significativi per la loro vita (catecumeni adulti, fidanzati prossimi al matrimonio, coppie di giovani sposi).
Santa Maria del Monte si presenta come l’evangelica “casa sulla roccia”, per raggiungere la quale molti pellegrini preferiscono percorrere a piedi anche un cammino di 30/40 chilometri. Sono stati frequenti anche i pellegrinaggi notturni, facendo la via crucis quaresimale nel silenzio generale o arrivando in Santuario alle prime luci dell’alba! Qui davvero anche la conformazione del terreno esprime la “stabilità” della fede, fondata sulla Parola di Dio. Lo sanno bene gli alpini, che ogni anno commemorano la battaglia di Nikolajewka e onorano il loro cappellano, il beato don Carlo Gnocchi. Lo apprezzano gli stranieri, impressionati dall’originalità del luogo, come i gruppi provenienti da altre diocesi.
Santa Maria del Monte, secondo la felice definizione dei Santuari coniata dal Beato Paolo VI, è un’autentica “oasi dello spirito” in cui parrocchie e Comunità pastorali, movimenti e associazioni, gruppi di impegno sociale (per esempio a favore dei malati) o religioso (come nel caso dei cantori liturgici) trovano una mèta interessante per i loro cammini comunitari e vivono un momento speciale di grazia. Il “movimento” è spirituale, oltre che fisico, interiore prima che esteriore.
Tutta la Scrittura ci fa interpretare il pellegrinaggio nei Santuari come punto qualificante della vita spirituale e gioiosa esperienza comunitaria. Questo nostro insigne “tempio di Dio”, assurto alla dignità di Basilica – così bello per la sua storia, i suoi ricordi, la sua grazia, il suo splendore, tanto più ora che è stato restaurato nella volta, nel presbiterio, nella cappella delle Beate e nell’atrio seicentesco – suscita in tutti, anche nei turisti di passaggio, stupore e interesse, nei pellegrini la gioia della fede, nei più sensibili il proposito di raccontare ad altri quello che hanno visto e udito. La ricchezza della produzione artistica viene assaporata in diversi modi, tipici di quest’anno giubilare: per esempio c’è chi prega coi Salmi penitenziali e ascensionali durante la salita; altri contemplano gli episodi evangelici rappresentati nelle cappelle, alla luce delle opere di misericordia.
Santa Maria del Monte vorrebbe essere per tutti quelli che ne hanno bisogno anche un “ospedale da campo”, come un “pronto soccorso” dello spirito. In questi primi mesi sono davvero molti coloro che hanno avvertito il bisogno di un incontro risanatore, fatto di parole e gesti di benevolenza, di segni che indicano, nella cura delle ferite della vita, che il Regno di Dio è qui e Dio ancora e sempre è all’opera, attraverso la Chiesa, per il bene di tutti. In questa “casa della misericordia” entrano peccatori incalliti, desiderosi di sentire una parola che li rimette in piedi e li aiuta in un percorso di liberazione dal male, insieme ad anime belle, impegnate in un serio cammino di conversione e di santità, e ai feriti dalla vita, che invece si aspettano accoglienza, accompagnamento, integrazione.
Chi crede nella divina Provvidenza viene in Santuario spesso per chiedere una grazia per sé o per qualcuno dei propri cari (poter formare una famiglia, avere il dono di un bambino, trovare un posto di lavoro, superare un momento difficile per la salute…); accanto a queste ci sono poi richieste di aiuto sul piano spirituale (il ritorno di chi si è allontanato da Dio o da casa, il superamento di qualche conflittualità che fa soffrire, il sostegno per le proprie responsabilità educative…).
Denominatore comune di tutte le storie delle persone che qui si incontrano è la consapevolezza che tutto ci è dato per grazia, non certo per nostro merito. E che riceviamo misericordia per essere poi noi “misericordiosi come il Padre”.