Circa 2500 fedeli hanno assistito all’apertura della Porta Santa del Santuario dell’Addolorata, una della nove chiese giubilari della Diocesi

di Angela GRASSI

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Domenica 13 dicembre i rhodensi si sono accalcati davanti alla Porta Santa del Santuario dell’Addolorata già dalle 16, per essere in prima fila. Dalle altre città della Zona pastorale IV (Castellanza, Busto Arsizio, Saronno, Legnano, Bollate), i fedeli sono arrivati in auto o in pullman. Alla fine circa 2.500 persone hanno affollato la storica Basilica per partecipare all’apertura della Porta Santa del Giubileo della misericordia.

Poco dopo le 17.30 il vicario episcopale monsignor Gian Paolo Citterio ha aperto il portone centrale al termine dell’Inno del Giubileo intonato dalla Schola Cantorum del Santuario, quindi ha asperso con l’acqua benedetta tutti i fedeli entrati dopo di lui e i Decani, i sacerdoti e le religiose del territorio.

Padre Gianfranco Barbierim degli Oblati Missionari, ha spiegato il valore del gGubileo attraverso le parole del cardinale Angelo Scola. Citterio ha salutato il vescovo emerito monsignor Renato Corti (da anni residente al Collegio degli Oblati), i nove Decani che reggono le chiese penitenziali della Zona, le autorità locali guidate dal sindaco Pietro Romano e le forze dell’ordine che hanno garantito la sicurezza.

«Siamo passati dalla Porta, siamo abbracciati dalla misericordia del Padre – ha sottolineato -. Seguiamo l’itinerario avviato da papa Francesco: qui e ora è il tempo della grazia e si avvicina il Natale, in cui la misericordia di Dio si fa carne. In Gesù risplende lo sguardo amorevole del Padre. Quali attese abbiamo? Cosa ci aspettiamo da questo Giubileo? Vigiliamo perché non ci accada di vivere una lunga attesa e poi la delusione di avere sbagliato obiettivi o di essersi limitati a gesti da compiere. Non fermiamoci a organizzazione e sicurezza: l’incontro con Gesù deve portare un cambiamento. La gioia dell’incontro è sempre un nuovo inizio. Ogni egoismo, ogni agitarsi inutile e dannoso deve diminuire e sparire».

Nelle scritture della V domenica di Avvento molti i riferimenti a perdono e conversione: «Il Signore si muove per primo verso di noi, scende sulle nostre miserie. Ci conosce nei nostri limiti. Nessuno si senta escluso. Gesù risolleva, non soffoca. Ma anche noi siamo chiamati a varcare una porta: il suo chinarsi deve intrecciarsi con la nostra libertà in attiva risposta collaborativa».

Monsignor Citterio ha spronato più volte all’annuncio, a essere una «Chiesa in uscita»; così al termine dell’omelia ha offerto qualche indicazione per vivere le opere di misericordia suggerite dal Pontefice per affrontare pienamente questo Giubileo straordinario. Tante le persone che hanno bisogno di essere raggiunte, anche nella Zona pastorale che fa capo a Rho: «Negli ospedali, nelle carceri di Bollate e Busto Arsizio, nelle strutture di accoglienza, nei luoghi dove vivono i migranti, nelle associazioni che si occupano di disabilità. Sono numerose le porte da spalancare». Infine, anche un riferimento a una buona comunicazione «che può far entrare in relazioni feconde e positive».

Al termine della celebrazione non sono mancate foto con diversi gruppi di persone: chierichetti, sacerdoti, religiose, autorità e forze dell’ordine. Un anticipo di quello che si vivrà lungo tutto l’anno santo, accogliendo i pellegrini che vorranno visitare il Santuario e varcare la sua Porta Santa.