Il Giubileo dei sacerdoti ha segnato il giro di boa. Ora va intensificato l’impegno di conversione, accogliere l’invito al pellegrinaggio alle Porte Sante e rinnovare l’impulso alle opere di carità

di don Pino MARELLI
Delegato arcivescovile

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Siamo a metà del cammino dell’Anno Santo della Misericordia. L’anno giubilare procede con il ritmo lento e possente di un fiume; è come un libro aperto che ogni giorno si arricchisce di nuove pagine di misericordia, spesso nascoste, ma straordinariamente ricche.

Dire “grazie”

Essere a metà del cammino è un motivo per rinnovare il “grazie” di tutta la Chiesa per il dono del Giubileo della Misericordia. È stato un dono fuori programma, indetto da papa Francesco perché il mondo e la Chiesa hanno bisogno di contemplare con particolare intensità il volto misericordioso del Padre.

Riaprire il cuore

A metà del cammino tutti siamo invitati a riaprire il cuore alla conversione e alla misericordia. Ormai il tempo si fa breve: occorre intensificare il cammino. Ogni persona è chiamata ad accogliere e a far crescere nel cuore il dono della conversione alla misericordia. Il mondo ha bisogno di misericordia perché ci sono troppe persone che soffrono, troppe persone che seminano odio, violenza e corruzione. Anche la Chiesa ha bisogno di misericordia, perché nel mondo sia segno di giustizia e di pace.

Ogni comunità cristiana viene invitata a valorizzare il pellegrinaggio alla Porta Santa della chiesa giubilare, dando una particolare attenzione ai cammini penitenziali per la conversione del cuore.

Frutto del Giubileo è un rinnovato impulso alle molte strutture di carità e di misericordia già presenti sul territorio, ma che scaturiscono da cuori sempre aperti alle opere di misericordia e spirituali.