Grande partecipazione alla Messa di chiusura dell'Anno giubilare a Rho. Un "grazie" alle migliaia di persone che sono passati dal Santuario dell'Addolorata e a quanti si sono inginocchiati a chiedere perdono nei confessionali

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«Non è una chiusura vera e propria. E’ simbolica. Papa Francesco non vuole che ci sia una chiusura, ma una semplice messa di ringraziamento, perché la nuova vita che ci è stata regalata in questo anno giubilare non finisce stasera».
Padre Gianfranco Barbieri ha coordinato lungo tutto l’anno della Misericordia l’accoglienza dei Padri Oblati a centinaia di pellegrinaggi e di migliaia di singoli che hanno raggiunto il Santuario dell’Addolorata chiedendo perdono e conversione. Lo scorso 12 novembre, in una chiesa stracolma di fedeli, ha pronunciato tanti «grazie»: «Al Signore, per quest’anno di grazia. Quanta gente è passata da qui! Quanti hanno salito la mistica scala fino al calvario, al quadro dell’Addolorata, quanti si sono inginocchiati a chiedere perdono nei confessionali. Quante lacrime abbiamo asciugato e quanta consolazione dispensato. Questo anno ci mancherà. Il Giubileo finisce ma il Santuario resta qui, a disposizione di singoli e gruppi e tutte le chiese penitenziali restano aperte per valorizzare questa esperienza e non lasciarla cadere invano».
Barbieri ha ringraziato i sacerdoti che hanno aiutato per le confessioni, i pellegrini «che hanno dato un bell’esempio e rallegrato il nostro cuore di sacerdoti nel vedere tanta fedeltà e gioia», le forze dell’ordine, i volontari. E i cori di Rho che hanno vissuto il loro Giubileo proprio nella celebrazione conclusiva: la Schola Cantorum del Santuario, i Pueri Cantores di San Vittore, il coro guidato da Maurizio Ciceri, San Michele, San Paolo, San Pietro, Santa Croce di Mazzo con il suo Piccolo Coro, la Schola Cantorum di Lucernate, il Piccolo Coro Giulio Rusconi. In tutto 197 elementi pronti a rallegrare una celebrazione che ha visto presenti i nove decani della zona pastorale IV, da Busto Arsizio a Bollate,  i rappresentanti delle chiese penitenziali, religiose e associazioni. In prima fila, con i mantelli rossi, le Confraternite del Santissimo Sacramento, che fanno capo all’associazione presieduta da Eugenio Mariotto di Ispra: arrivavano da Arese, Corbetta, Intimiano (Como) e Rho San Vittore.
La gente attendeva monsignor Renato Corti, a una settimana dalla sua nomina a cardinale, ma guai ai polmoni lo hanno bloccato in ospedale. «Sei spiritualmente qui, stai pregando con noi e per noi», il saluto rivoltogli da monsignor Gian Paolo Citterio, vicario episcopale della zona pastorale IV. Che ha ricordato quando un anno fa una folla simile accolse l’avvio dell’anno giubilare con l’apertura della Porta Santa. «Siamo passati per l’ultima volta da questa porta e siamo stati abbracciati dalla misericordia del Padre – ha detto Citterio nell’omelia – Veniamo accolti in questo Santuario che ha visto miglia di pellegrini ai piedi della Madonna Addolorata. Lasciamo cantare i cuori, lo faremo con le parole del Magnificat: come Maria anche noi siamo all’inizio dell’Avvento, tempo di attesa del Signore. Lui è qui, vivo e risorto in mezzo a noi». Citterio ha ricordato le ragioni di papa Francesco: «Vivere un anno in cui sperimentare la presenza del Signore misericordioso». E ha letto il tema giubilare confrontando il Magnificat con le letture della liturgia e i testi papali. «Contempliamo la presenza di Gesù, ci nutriamo al suo pane e al suo Spirito per affrontare le sfide del mondo. Sperimentata la misericordia, possiamo diventarne testimoni più convinti ed efficaci. Guardiamo con lo stesso sguardo di Gesù: non lasciamoci ingannare, scegliamo unicamente ciò che a Dio piace. Infine, viviamo alla presenza dell’amore di Gesù, fuoco che salva, che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, che brucia ciò che è male e salva quanto viene dallo Spirito. Diciamo no a orgoglio, onori, ipocrisia della mondanità. Nella nostra vita ci sono porte che attraversiamo tutti i giorni. Ci fanno entrare nella cronaca, ma prima o dopo tutto passa. Si può entrare nella storia, ma anche i grandi imperi crollano. La Parola di Gesù ci fa entrare nel regno che rimane in eterno. La chiusura della porta è solo simbolica: Lui ci ama sempre».