Nel cammino di riforma e formazione è questo l’atteggiamento che deve caratterizzare i partecipanti alla mattinata giubilare del 4 novembre secondo il collaboratore dell’Équipe diocesana, che illustra anche l’articolazione della celebrazione in Duomo
di Annamaria BRACCINI
Venerdì 4 novembre sarà una giornata particolarmente importante per la Chiesa ambrosiana. Nella festività liturgica di San Carlo Borromeo si celebra infatti il Giubileo dei Presbiteri. Con quale atteggiamento i sacerdoti entreranno in Duomo, restandovi per l’intera mattinata? Lo abbiamo chiesto a don Ivano Tagliabue, collaboratore dell’Équipe di Formazione permanente del Clero: «Penso che l’atteggiamento migliore sia quello che anche l’Arcivescovo ci chiede, ossia il desiderio condiviso di sentirsi un unico Presbiterio, vivendo insieme l’esperienza della misericordia. Il significato della Celebrazione è, appunto, la possibilità di vivere in modo sempre più intenso questa dimensione nel cuore di ciascuno di noi: un radicamento personale, ma che ha la sua dimensione vitale nella dimensione comunitaria, essendo il Presbiterio una grande famiglia riunita intorno al Vescovo.
Come si inserisce questo appuntamento nel cammino di Formazione permanente?
Vivere esercizi di Presbiterio è uno degli elementi costitutivi della riforma. Un esercizio che nasce da qualcosa di pratico, che si fa, si vive e si condivide, cercando di bilanciare interiormente il cuore, l’aspettativa, lo spirito. Ecco perché i preti sono chiamati a vivere insieme il momento della Confessione. Mentre lodiamo il Signore, facciamo l’esame di coscienza, mentre ci affidiamo – questi sono, nello specifico, i momenti della celebrazione proposta in Duomo – e viviamo il Sacramento della Riconciliazione, lo facciamo insieme agli altri. Quindi un esercizio presbiterale che vuole diventare anche una dimensione da riapplicare, uno stile da rivivere nei Presbiteri locali. Inoltre vorrei segnalare come questa mezza giornata sia in continuità con l’ultimo Giovedì santo, quando l’Arcivescovo, nell’omelia della Messa crismale, puntualizzò l’importanza per il presbitero di vivere in prima persona il sacramento della riconciliazione, per poter esserne ministro nella grazia e nell’esperienza personale della Misericordia. In quella occasione, come Formazione permanente, avevamo suggerito un esame di coscienza; ora il secondo passo è dare a questa dimensione un riflesso più comunitario.
Durante la Visita pastorale, rivolgendosi soprattutto ai laici, il Cardinale dice che l’assemblea ecclesiale parte da uno stile di confessione. Uno “stile” da sottolineare anche per i sacerdoti?
Sicuramente sì, perché fa parte della natura della Chiesa e del ritrovarsi tra credenti intorno al Signore. L’assemblea ecclesiale, fondamentalmente, è un’assemblea di confessione, nella sua pluralità di significati: è il confessare la fede, nella sue molteplici specificità. Il Giubileo del 4 novembre assumerà proprio i tre livelli che abbiamo voluto indicare, articolando la Celebrazione in altrettanti momenti. Il primo: alla luce della Parola, confessiamo la fede rendendoci consapevoli della Sua azione nella nostra vita. Non a caso, ci saranno tre presbiteri di diverse età che racconteranno esperienze di vita presbiterale segnate dalla bellezza della misericordia.
Il secondo momento?
Sarà quello che ci introduce alle confessioni personali, riconoscendo l’inadeguatezza, il limite, la distanza, il peccato umano, all’interno però di una prospettiva già di amore. In questo contesto monsignor Angelo De Donatis, Vescovo ausiliare e vicario della Formazione del Clero di Roma, ci aiuterà facendo un esame di coscienza e offrendo elementi per riconoscere le fatiche nell’abitare il compito a noi affidato, la comunione sacerdotale e il servizio alla gente. Infine, la terza dimensione si aprirà alle prospettive indicate dal cardinale Scola. Sappiamo che la conversione non è semplicemente un proposito di volontà, ma nasce dentro un affidamento e una chiamata del Signore. Allora l’Arcivescovo, come esercizio conclusivo, offrirà, insieme a tutto il suo Presbiterio, degli spunti per andare, tutti insieme, avanti nel cammino di riforma e di comunione.