Mattinata rivolta ai sacerdoti ambrosiani e ai religiosi che operano in Diocesi, con l'intervento dell'Arcivescovo. «Sarà essenzialmente una celebrazione penitenziale - spiega il Vicario generale monsignor Mario Delpini -. Vogliamo vivere comunitariamente il Sacramento della Confessione»
di Annamaria BRACCINI
Sarà un momento importante, quello che vivranno i sacerdoti ambrosiani e i religiosi che operano in Diocesi. Il 4 novembre, infatti, sarà celebrato in Duomo, con l’Arcivescovo, il Giubileo dei Presbiteri col passaggio della Porta Santa. Una convocazione che avrà come titolo, con il motto di papa Francesco, “Miserando atque Eligendo. Riconciliazione: Memoria e Rinascita di un Presbiterio”.
Quattro i momenti previsti nella mattinata, che inizierà alle 10: nel terzo, il cardinale Scola pronuncerà il suo intervento. Particolarmente significativi i brani della Parola di Dio scelti e proposti alla riflessione, tratti dal Libro del Deuteronomio, al capitolo 8, e la pagina evangelica di Marco, 2,13-17.
«L’aspetto più importante di questo appuntamento è la scelta di voler vivere comunitariamente il Sacramento della Confessione – riflette il Vicario generale e Vicario per la Formazione Permanente del Clero, monsignor Mario Delpini -. Infatti, intendiamo proporre il Giubileo del clero ambrosiano come celebrazione penitenziale, cercando di valorizzare a pieno quel senso ecclesiale, proprio del cammino di conversione, che talvolta, nella celebrazione ordinaria della Confessione, rimane troppo in ombra».
La scelta del 4 novembre, festa liturgica di san Carlo Borromeo, è un caso?
Certamente no. La figura di San Carlo, che ha vissuto il rapporto con la Confessione in maniera molto intensa e con grandissima sensibilità, è un riferimento naturale. Inoltre è il Vescovo riformatore per eccellenza. Anche il nostro Giubileo si inserisce in un itinerario di riforma del clero che l’arcivescovo Scola, in tanti modi e attraverso molti interventi, continua a raccomandare. E questo non tanto, evidentemente, per una condizione dei preti, diciamo così, degenerata – come forse poteva essere vero ai tempi del Borromeo, relativamente ai sacerdoti diocesani – quanto per un altro obiettivo. Quello, che ci sta particolarmente a cuore, utile a comprendere il contesto di trasformazione epocale in cui si esercita oggi il Ministero ordinato e che richiede un altro modo di essere preti, di esserlo insieme, affrontando le sfide della società e della situazione culturale attuale.
Quindi si tratterà di una celebrazione, ovviamente collegata al più ampio Giubileo della Misericordia della Chiesa universale, ma che si inserisce nel cammino specifico di riforma del Clero che stiamo vivendo in Diocesi?
Questo appuntamento è uno di quegli “esercizi di Presbiterio”, come si usa chiamarli, che dovrebbe appunto rendere l’appello al rinnovamento della vita del prete qualcosa di sperimentato, capace di rendersi visibile nelle espressioni pratiche. Voglio sottolineare che la possibilità della Confessione comunitaria è una grande opportunità che si offre in tale senso.
L’invito a partecipare è rivolto anche ai religiosi oltre che al Clero diocesano: anche questo è un segno importante?
Vale la pena di esplicitare questo aspetto, anche perché sono molti i religiosi presenti nella nostra Chiesa con un incarico diocesano e che fanno parte, dunque, a pieno titolo del Presbiterio. Tutti sono invitati.