Da gennaio a oggi un centinaio i pellegrinaggi nella Basilica di San Nicolò. Anche dalla Diocesi svizzera di Sion. E un discreto numero di persone ha riscoperto il sacramento della Confessione

di Paolo Maria VENTURA

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Il pellegrinaggio: tempo e luogo di riconciliazione e conversione. Questa immagine esprime molto bene la presenza di tanta gente che in questo Anno Santo della misericordia si sta riversando nella Basilica di San Nicolò a Lecco per «attraversare la Porta della misericordia» e compiere il cammino giubilare per ottenere l’indulgenza plenaria.

Nonostante il clima di «paura» generatosi dopo i recenti attentati terroristici, il desiderio di compiere il pellegrinaggio della misericordia non ha fermato i numerosi fedeli che soprattutto al sabato e alla domenica, ma anche durante la settimana arrivano a Lecco. Fondamentalmente, non si rinuncia al pellegrinaggio come bisogno spirituale essenziale, come occasione di rinnovamento della fede e anche di prima evangelizzazione, ma in modo particolare come momento favorevole per riscoprire – anche dopo lunghi anni – il sacramento della Penitenza. Questo non significa che l’Anno Santo abbia mosso le folle verso i confessionali, tuttavia un discreto numero di pellegrini, e non, accolgono questo tempo come favorevole per un ritorno al Signore per un nuovo inizio nella fede.

Non passa inosservato, poi, il fatto che il pellegrinaggio ha la capacità di riunire persone di ogni età e condizione sociale. Poi, per alcuni questo costituisce l’unico vincolo che li unisce alla comunità ecclesiale. La Chiesa, dunque, coglie l’occasione per proclamare il messaggio evangelico e per condurre le persone a Cristo. Su questa linea si pronunciava San Giovanni Paolo II quando, nel santuario messicano di Zapopán, invitava ad «approfittare pastoralmente di queste occasioni, magari sporadiche, dell’incontro con anime che non sempre sono fedeli a tutto il programma di una vita cristiana, ma che qui vengono guidate da una visione alle volte incompleta della fede, per cercare di condurle al centro dell’unica salda pietà, Cristo Gesù, Figlio di Dio Salvatore» (Giovanni Paolo II, omelia al Santuario di Nostra Signora di Zapopán, Messico, 30 gennaio 1979).

L’invito di San Giovanni Paolo II chiama in causa un altro fattore importante che deve essere messo in luce: la qualità dei pellegrinaggi. Per molta gente il pellegrinaggio è un momento importante, che può segnare in profondità e determinare in grande misura l’orientamento del futuro. Naturalmente c’è la diversità dei pellegrini, che si manifesta nei vari livelli generazionali, nella formazione religiosa e nel senso di ciò che vengono a cercare nella visita alla Chiesa giubilare. Assieme alla diversità di motivazioni, un altro aspetto da considerare è la differente tipologia di pellegrinaggio. Infatti, vi sono pellegrinaggi individuali, pellegrinaggi di famiglie, pellegrinaggi di bambini, ragazzi, adolescenti e giovani, quasi sempre guidati dai catechisti o dai sacerdoti impegnati in oratorio nelle parrocchie di provenienza, pellegrinaggi organizzati da parrocchie con i loro parroci o vicari parrocchiali.

Giunti a metà del cammino dell’Anno Santo straordinario della misericordia il bilancio dei pellegrinaggi a Lecco è più che positivo e anche oltre le previsioni. Da gennaio a oggi il numero dei pellegrinaggi registrati sono circa un centinaio, tra i quali rientra anche quello della Diocesi svizzera di Sion. Concludendo si può ben dire che l’accoglienza dei pellegrini è momento forte per l’evangelizzazione, considerato il fatto che negli ultimi anni, molte cose sono cambiate in ambito sociale e religioso, lasciando spazio all’indifferenza religiosa e al secolarismo. In effetti, l’uomo d’oggi non scopre in Cristo la risposta agli interrogativi della sua vita, e non tanto perché nega Gesù Cristo, ma perché non cerca risposte, non si interroga sulla sua esistenza, non si cura di darle un senso. Ciò comporta una grande sfida per l’azione evangelizzatrice della Chiesa.