Avere reso più “accessibili” le porte sante simboleggia come l’indulgenza plenaria operi con esercizi quotidiani, compiuti vicino a casa, nella pratica paziente della vita secondo lo Spirito

di monsignor Mario DELPINI
Vicario generale, Presidente del Comitato diocesano

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Le porte sono un invito. Dicono ai passanti, dicono ai devoti, dicono ai pellegrini: «Entrate, entrate tutti. Entrate voi che venite da lontano. Entrate voi che venite da vicino. Entrate voi che siete venuti apposta. Entrate voi che siete passati per caso. Entrate voi che siete giovani, vigorosi, che camminate spediti. Entrate voi che dovete essere accompagnati, entrate voi che dovete essere trasportati. Entrate tutti! Qui Dio vi fa grazia, la Chiesa di Dio in nome di Dio accoglie, consola, perdona, incoraggia a uscire migliori!». L’antica tradizione che, per ricevere la grazia dell’indulgenza plenaria, pretendeva per tutti il pellegrinaggio a Roma e l’ingresso nella Porta Santa delle basiliche papali, è stata superata già in altre occasioni.

Il Papa, in questo Giubileo straordinario della Misericordia, come altri suoi predecessori, concede di ottenere l’indulgenza plenaria non solo a coloro che si fanno pellegrini a Roma, entrano nelle Porte Sante delle Basiliche papali, pregando per il Papa e esprimendo la loro decisione di conversione nella confessione sacramentale e nella partecipazione alla comunione sacramentale, ma anche a coloro che nelle chiese giubilari di tutto il mondo compiono lo stesso itinerario di penitenza e di carità. Nella nostra Diocesi di Milano le chiese giubilari sono state designate con decreto arcivescovile dopo un discernimento che l’Arcivescovo ha compiuto con il Consiglio episcopale. L’intento è quello di rendere accessibile la grazia del Giubileo a tutti, anche a coloro che non sono nelle condizioni di compiere il pellegrinaggio a Roma.

L’ingresso attraverso la Porta Santa è dunque uno degli adempimenti richiesti per l’indulgenza plenaria. La facile accessibilità delle porte sante non significa un accondiscendere alla pigrizia, né l’avvio di una specie di automatismo che pretende di ottenere qualche cosa con l’esecuzione materiale di un gesto. Significa, piuttosto, che l’indulgenza plenaria – che sana le conseguenze del peccato e può liberare dalla schiavitù che il peccato impone – opera con esercizi quotidiani, compiuti vicino a casa, nella pratica paziente della vita secondo lo Spirito. In particolare il titolo del Giubileo, che si chiama «della misericordia» e la scelta di designare come Porte Sante di chiese giubilari alcuni luoghi costruiti in nome della carità (il santuario del Beato Carlo Gnocchi a Milano e la chiesa della Sacra Famiglia di Cesano Boscone) devono indicare che le conseguenze del peccato si vincono, per la grazia dell’indulgenza plenaria, praticando in modo pieno le opere di misericordia corporali e spirituali.