Il gesto simbolico nelle diocesi, domenica 20 il Papa lo farà in San Pietro; ma occorre dare continuità al rinnovamento spirituale e pastorale ispirato dall’Anno Santo. Un milione di fedeli stimati nelle chiese giubilari ambrosiane

di don Pino MARELLI
Delegato arcivescovile per l’Anno Santo

Domenica 13 novembre la chiusura delle Porte Sante della Misericordia in tutte le cattedrali e nelle chiese Giubilari. La domenica seguente papa Francesco chiuderà la Porta Santa della Basilica di San Pietro a Roma. Anche questo è un gesto simbolico. L’Anno Santo della Misericordia è stato donato alla Chiesa come anno straordinario, un “tempo favorevole” per la Chiesa e per il mondo. È un anno che termina, ma la misericordia del Padre illumina sempre il cammino dell’uomo e della Chiesa.

La continuità già scritta nelle radici

Molti incominciano a fare bilanci di questo Anno Santo della Misericordia. Ma ciò che veramente importa è saper dare continuità a quel rinnovamento spirituale e pastorale che papa Francesco ha intuito e indicato, fin dall’inizio, invitando a riconoscerlo come il cammino della “nuova evangelizzazione”. Possiamo dire che il cammino di continuità di questo Anno Santo è già scritto nelle sue radici.

Con la chiusura delle Porte Sante terminano le celebrazioni rituali e i pellegrinaggi del Giubileo. Ma occorre mettere o rimettere in moto tutti quei percorsi teologici, spirituali e pastorali che sanno continuare e rinnovare in profondità la vita della Chiesa. Bastano alcuni accenni già presenti nella Bolla di indizione dell’Anno Santo.

La misericordia. La misericordia non è soltanto un sentimento di bontà di cuore per smussare le asprezze dei conflitti e mettere un po’ di pace nelle coscienze. La misericordia «è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi». Ora, una parola-chiave dell’agire di Dio per noi non può mai perdere la capacità di orientare e di guidare il cammino della Chiesa. (n. 9)

A proposito dell’identità della Chiesa, papa Francesco afferma che «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia…» La Chiesa vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia (n. 10). Ma questo desiderio inesauribile non può attenuarsi nel tempo.

Pensando alla missione della Chiesa nel mondo, il Papa scrive: «Nel nostro tempo, in cui la Chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale… La prima verità della Chiesa è l’amore di Cristo… Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essere evidente la misericordia del Padre» (n. 12).

La continuità nella vita pastorale ordinaria

L’invito del Giubileo a essere «misericordiosi come il Padre» indica l’esigenza di essere Chiesa aperta, accogliente, “in uscita”, pronta al dialogo; una Chiesa che esiste per il mondo, per gli altri, per tutti, con coraggio. Invece, facilmente anche noi veniamo presi dalla paura, dalla sfiducia, dalla chiusura. Le crisi spingono un po’ tutti a chiudersi in difesa, a definire confini, a pretendere rigidità. Occorre proprio sostenere tutti quei “cantieri”, pastorali e sociali, che l’Anno Santo ha invitato ad aprire.

Innanzitutto c’è una dimensione personale da curare, mediante l’esercizio costante e fedele delle opere di misericordia corporale e spirituale. Queste opere hanno la capacità di «risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo» (n. 15). Di fronte alla fatica di vivere la misericordia del cuore e della vita nelle nostre relazioni interpersonali, l’educazione personale all’esercizio delle opere di misericordia diventa una prima e fondamentale traccia di cammino per essere «misericordiosi come il Padre».

Insieme c’è una dimensione ecclesiale e sociale. Nelle comunità parrocchiali e nelle nostre società c’è già una fitta rete di realtà legate alla carità, alla solidarietà e alla misericordia: innanzitutto le Caritas parrocchiali, con tutte le strutture di accoglienza, di mense per i poveri, di attenzione alle nuove povertà, di residenze per anziani e per malati terminali, di proposte per i minori, per il disagio giovanile, per le dipendenze… La continuità di cammino indicato dall’Anno Santo della Misericordia suggerisce innanzitutto di sostenerle con generosità per impedire che entrino in difficoltà per mancanza di partecipazione; una nuova capacità di impegno, di collaborazione, di innovazione e di coinvolgimento anche del mondo giovanile.

C’è anche una dimensione strutturale. Il nostro territorio può contare su tante strutture per l’accoglienza di persone in difficoltà o in condizione di emarginazione. Sono tanti i problemi aperti dal punto di vista sia politico, sia sociale. La continuità del cammino di misericordia chiede di saper educare al valore e alla scelta di fare volontariato, così che tutte le strutture già esistenti possano svolgere al meglio le loro potenzialità di accoglienza.

Nella Bolla di indizione dell’Anno santo, Papa Francesco scriveva: «Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro a ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio…». Indica con chiarezza il desiderio di non chiudere mai la porta della misericordia del cuore. Chiuse dunque le Porte sante delle Cattedrali, facciamo in modo che restino aperti tutti i cantieri della misericordia.