Nel Santuario di San Pietro da Verona a Seveso la cerimonia presieduta dal Vicario di Zona monsignor Patrizio Garascia. Processione dedicata ai martiri contemporanei

di Cesarina FERRARI RONZONI

Domenica 13 dicembre: festa di Santa Lucia, la Santa della luce. Sono terminati tutti i preparativi per l’accoglienza dei pellegrini e per vivere intensamente il momento davvero “storico” dell’apertura dell’Anno Giubilare della Misericordia per la Zona pastorale di Monza.

Due grandi pannelli bianchi sulla facciata annunciano che il Santuario di San Pietro da Verona è chiesa giubilare e ne recano il logo con l’immagine del Buon Samaritano che porta sulle spalle l’uomo, spogliato e ferito dai ladri, di cui si prende cura. Da circa metà pomeriggio i pellegrini singolarmente, a coppie, a gruppi iniziano ad affollare il quadriportico del Centro Pastorale, solitamente silenzioso, e ad animarlo in attesa dell’evento. Poi prendono posto in modo ordinato nella cappella interna dell’ex Seminario fino a colmarla, mentre le campane suonano a festa.

La Porta Santa, realizzata e donata dagli artigiani dell’Acai di Seveso, invalicabile, è chiusa da un rosso cordone di seta. Ai suoi lati due alberi, stretti e alti come cipressi, ne sottolineano l’elegante sobrietà. Alle 18 il Vicario episcopale monsignor Patrizio Garascia, circondato da numerosi sacerdoti, dà inizio alla cerimonia di apertura con un breve rito in cappella e poi si avvia in pellegrinaggio nel quadriportico recitando le Litanie dei Santi, seguito da una folla di 1500/2000 persone: un fiume che le arcate contengono a stento.

Durante la processione si incontrano 15 pannelli che ricordano la testimonianza di altrettanti Santi martiri data a Cristo con la loro vita, in primis San Pietro da Verona. L’austero quadriportico, reso suggestivo da tanti lumini accesi, risuona non solo dei passi dei pellegrini, ma soprattutto dalle migliaia di voci imploranti la loro intercessione presso Cristo, Porta della Vita e della Misericordia. L’atmosfera di profondo raccoglimento e di commozione raggiunge l’apice quando monsignor Garascia giunge presso la Porta Santa e viene suonato lo shofar, il corno utilizzato dagli Ebrei in alcune feste particolari e per annunciare l’apertura dell’Anno Giubilare. Il suo suono, intenso e sonoro, sottolinea l’importanza del momento.

Il Vicario episcopale acclama: «Aprite le porte alla giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore” e, mentre questa viene aperta dal rettore don Alberto Lolli, continua: «È questa la porta del Signore: per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono». Poi, alzando il Libro dei Vangeli, sta sulla soglia mentre esplode il Canto dell’Antifona («Gloria a te, Cristo Gesù…») e poi la varca dirigendosi in processione verso l’altare per la celebrazione eucaristica. In breve il Santuario è colmo oltre ogni misura e tantissimi pellegrini devono restare fuori, ma partecipano comunque con intensità al rito, unendosi al celebrante e ai canti proposti dal Coro Interparrocchiale di Milano.

Nella sua omelia monsignor Garascia ricorda la gioia che ha avvolto tutta la vita di Giovanni il Battista fin da quando, ancora nel grembo della madre Elisabetta, ha esultato udendo la voce di Maria che portava in grembo Gesù. E precisa: «Anche noi esultiamo di gioia perché c’è una porta aperta! È quella della misericordia di Dio! Misericordia è Dio che, avendo pietà di noi, è venuto ad abitare in mezzo a noi, così che possiamo vedere, ascoltare e toccare il Verbo della Vita! Misericordia è Dio che ci ama a tal punto che si “svuota” per noi! Ci dona tutto se stesso! E l’Eucaristia è il sacramento che fa memoria perenne di questo dono! Misericordia è Dio che ci cerca più di quanto noi cerchiamo Lui! Noi manchiamo a Dio più di quanto Lui manchi a noi! Misericordia è la possibilità di ricominciare sempre di nuovo con la Confessione che dice la capacità di Dio Padre di far nuova e fresca la nostra vita, sempre! Misericordia è sapere che non siamo definiti dal nostro peccato, ma dal Suo amore!». E così conclude: «In questo anno desideriamo contemplare la gloria di Dio sul volto di Cristo! Non c’è nulla di più grande e bello e vero che il nostro cuore desidera».

Quindi invita don Alberto a dare lettura del Messaggio che l’Arcivescovo ha inviato ai Vescovi e Vicari episcopali incaricati di aprire le nove Porte Sante nella Diocesi, perché in questo anno di grazia tutti possano fare esperienza di essere perdonati e restituiti alla vita, poiché «la pazienza amante del Padre ci aspetta come “figli nel Figlio». La celebrazione eucaristica è molto solenne e partecipata dai pellegrini, moltissimi dei quali ricevono l’Ostia Consacrata malgrado la difficoltà di spostamento, ma accompagnati da due canti particolarmente intensi: «Ave verum» e «Chi ci separerà dal suo amore». Anche le composizioni floreali e i quadri di Arcabas partecipano a questo momento straordinario di lode e di ringraziamento a Dio, di esultanza e di gioia di tutto il popolo per questo Suo immenso dono.

Conclude don Alberto con un ringraziamento speciale a tutti i presenti, a chi ha collaborato alla preparazione dell’evento e dello svolgimento della funzione. Poi aggiunge: «Abbiamo aperto la Porta Santa e siamo ben coscienti di quanta misericordia abbiamo bisogno. Misericordia è una parola del vocabolario cristiano che va ricuperata: compassione, pietà… I competenti dicono “amore che trabocca” come l’acqua da un vaso colmo». Ricorda la preghiera serale del Magnificat quando il canto di Maria afferma che “di generazione in generazione la Sua misericordia si stende su quelli che lo temono” «…come fosse un’inondazione, un fiume che va di generazione in generazione e invade i secoli. Questa è la vera immagine dell’amore di Dio che si riversa sugli uomini. Pienezza del dono di sé, amore che straripa! E chi si lascia invadere da questo fiume che feconda la terra, non muore! Chi ama non muore, perché si dona! E vive in Dio. Senza amore, invece, si muore. Una società senza misericordia è impensabile, ma Chiesa senza misericordia è assurda, anzi diabolica, poiché il diavolo è principio di ogni divisione». E invita tutti a invocare Maria, Madre di Misericordia, con il canto della Salve Regina.

Con il cuore colmo di stupore e di gioia per l’abbondanza di grazia, che il rito ufficialmente ha propiziato, l’assemblea si scioglie lentamente, quasi a voler prolungare la “straordinaria” esperienza, esprimendo commossa gratitudine a don Alberto e a monsignor Patrizio che donano a ciascuno l’immaginetta-ricordo. Ormai le ombre della sera scendono sul Santuario e su tutti noi come un dolce manto di protezione celeste.